Dossier

La geografia in Piemonte

Un primo tentativo di «accademizzazione» della geografia

Tra Sette e Ottocento matura il primo tentativo di «accademizzazione» della geografia. È infatti nel 1798 che il governo provvisorio giacobino appena insediatosi nomina una "Commissione di scienze ed arti", incaricata di elaborare un piano di riorganizzazione degli studi e chiama a presiederla il botanico Carlo Allioni, figura di raccordo tra Università e Accademia delle Scienze. La commissione propone un'organizzazione degli studi universitari su due livelli, il primo dei quali si articolava in tre classi, una di Scienze fisiche e matematiche, una di Scienze morali e politiche, una di Letteratura e Belle Arti. Componevano la seconda classe, insieme con "Analisi delle sensazioni e delle idee" e "Morale", anche Scienza sociale e Legislazione, Economia politica, Geografia, Storia.

L'Allioni anzi va oltre: propone infatti, senza successo, l'istituzione di una Scuola Speciale di Geografia, Storia ed "Economia pubblica". La brevissima vita del primo governo provvisorio, la successiva nuova chiusura dell'Università e gli eventi che porteranno all'assoggettamento del Piemonte alla Francia non consentiranno l'attuazione del progetto, che d'altronde non verrà accolto neppure dal governo francese. Si prospetta in ogni caso una collocazione della geografia che tenderebbe a separarla dalle scienze fisiche, ritagliandole un ruolo tra la storia e l'economia politica ed enfatizzando quindi quel ruolo di scienza dell'utilitas che sembra essere stato l'unico ad esserle in sostanza riconosciuto nel mondo culturale subalpino.

Dovrà trascorrere ancora oltre mezzo secolo perché a Torino si riprenda a ragionare di geografia come scienza accademica.

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