Rivoluzione e Restaurazione. La fisica tra fine Settecento e inizio Ottocento
La scuola viene continuata dopo il 1788 dall’abate Giuseppe Antonio Eandi (1733-1799) (supplente di Beccaria e professore di Geometria prima di assumere la responsabilità della fisica e del suo Gabinetto). I suoi interessi sono legati alla medicina, alla tecnica e alla chimica, con ricerche in particolare su aria, combustione, elettricità artificiale ed animale. Il suo trattato
L’Università, chiusa per ordine di Vittorio Amedeo III il 2 novembre 1792, riapre per ordine del Governo provvisorio il 15 dicembre 1798. Poi, con l’imperatore Napoleone, le scuole speciali vengono portate a nove, ma d’altra parte si dimezzano i proventi finanziari, e col decreto del 10 maggio 1806 l’Università viene a dipendere direttamente da Parigi. Il 1810 vede nascere la Facoltà di Scienze con nove cattedre (Fisica, Chimica, Mineralogia, Zoologia, Anatomia comparata, Matematica trascendentale, Meccanica, Idraulica, Astronomia). In questo periodo Vassalli Eandi viene chiamato a Parigi come membro della
Sono anni esaltanti per la scienza sperimentale e per le matematiche volte a svilupparne la teoria: l’ambiente scientifico all’Università torinese è di livello molto alto.Giovanni Plana (1781-1864) viene nominato professore di Astronomia nella Università di Torino nel 1811 e due anni dopo direttore dell’osservatorio installato sui tetti del palazzo dell’Accademia delle Scienze. Con il ritorno dei Savoia la cattedra (di creazione napoleonica) viene soppressa ma Plana diventa professore di Analisi, e anche titolare della Meccanica razionale presso l’Accademia Militare (e poi direttore degli studi matematici). Unanimemente apprezzato per la sua attività di fisica matematica, passa indenne attraverso le vicende del 1821 e successive.
Apprezzato dal re, ottiene di sistemare in maniera conveniente l’osservatorio in un nuovo edificio sovrapposto ad una delle antiche torri di palazzo Madama, posizione allora consigliata per le ricerche (fu solo nel 1911, dopo l’illuminazione a gas ed elettrica e l’aumentato inquinamento, che l’osservatorio fu portato a Pino). Ricordiamo la determinazione, condotta sotto la sua direzione da una commissione di ufficiali sardi e austriaci, dell’arco di parallelo medio tra l’equatore e il polo mediante una serie di accurate misurazioni sia astronomiche sia topografiche che collegarono tra l’altro la rete francese a quella austriaca.
L’opera di mole straordinaria che lo rese famoso fu la teoria del movimento della luna, che a differenza delle tavole precedenti non richiede continue correzioni sperimentali e supera la trattazione del Laplace del 1802 (nella
Amedeo Avogadro (1776-1856), laureato in Giurisprudenza ma profondamente interessato alla matematica e alla struttura della materia, dal novembre 1809 è professore al liceo di Vercelli; aveva già alle spalle alcuni lavori di elettrologia e di chimica (natura dei sali metallici). Durante il soggiorno a Vercelli pubblica due memorie (1811 e 1813) in cui formula la sua famosa ipotesi sulla costituzione della materia. Nel 1811 scrive: «
Questa sua ipotesi tarderà ad essere accettata; ma oggi una delle costanti fondamentali della fisica porta il suo nome. La sua attività si manifesta nelle molte pubblicazioni scientifiche, che per la maggior parte trattano argomenti di chimica-fisica molecolare. Questa scienza, insieme alla cristallografia, trova una straordinaria sistemazione nel trattato (3700 pp.)
Viene istituita e affidata ad Avogadro nell’ottobre 1820 la cattedra di Fisica sublime (prima in Italia). Questo insegnamento tratta dei principi matematici delle scienze naturali e dal 1860 prenderà il nome di Fisica superiore. Ma l’insegnamento viene soppresso con decreto 24.7.1822. Ad Avogadro viene concessa una piccola pensione dall’Università (600 lire all’anno) e nel 1824 viene nominato mastro uditore nella Regia Camera dei Conti.