Dossier

L'astronomia a Torino dal Settecento al Novecento

Le origini dell’Astronomia torinese

Dal piccolo osservatorio universitario in Via Po (1759 - 1790) alla specola sul Palazzo dell’Accademia delle Scienze (1790 - 1813).

L’astronomia nell’Italia nord-occidentale si sviluppò, per ragioni geografiche e dinastiche, sotto l’influenza della cultura francese. Nel XVII secolo il Ducato di Savoia era ancora uno stato piccolo, ben inserito peraltro nella vita scientifica europea. Il travolgente sviluppo dell’astronomia, seguito alla formulazione della teoria copernicana e alle osservazioni con il cannocchiale di Galileo, vi ebbe molti cultori. A Perinaldo nei pressi di Imperia nacque nel 1625 Giovanni Domenico Cassini. Educato dai Gesuiti a Genova, ottenne a soli 25 anni la cattedra di astronomia all’Università di Bologna, dove tracciò la meridiana in San Petronio. Fu poi chiamato alla direzione dell’Osservatorio Astronomico di Parigi; mise a punto telescopi di grande qualità che gli permisero di osservare le macchie solari, di tracciare un’importante mappa della Luna e di studiare i pianeti, Marte, Giove, Venere e soprattutto Saturno e i suoi anelli: individuò la banda oscura che li divide in fasce, la «divisione di Cassini». La dinastia di astronomi perinaldesi continuò con il figlio Jacques Cassini e il nipote Giacomo Filippo Maraldi, che pur operando in Francia mantennero rapporti con il loro paese di origine.

Già nel corso del secolo XVII l’Astronomia compare, come parte degli studi della Matematica, nel curriculum degli insegnamenti dell’Università di Torino. Presso l’Archivio di Stato di Torino esiste il documento originale sul Progetto per il stabilimento dell’Università de’ studi in Torino, voluto da Vittorio Amedeo II in via Po (Ufficio Generale delle Finanze. Prima Archiviazione. Università, Accademie e Scuole, 1680-1765, mazzo I, n. 2, anno 1714); nell’elencazione dei locali necessari per l’insegnamento e i seminari, si legge:

[…] Al di sopra della fabrica, e sopra il tetto d’essa una gran Camera, o osservatorio astronomico per la mathematica, cioè un belvedere grande fatto a fenestroni con li vetri […]

La costruzione procedette però lentamente: Tommaso Vallauri, nella sua Storia delle Università degli Studi del Piemonte, riporta che P. Giulio Accetta, nominato professore di Matematica nel 1730, ancora pregava il Magistrato competente «a fabbricare una specola per poter fare più aggiustamente le sue osservazioni».

Un progresso sostanziale si ebbe alla metà del XVIII secolo per la necessità di precise prospezioni geografiche che permettessero al Re di Sardegna Carlo Emanuele III una pianificazione del territorio e della sua difesa militare. Giambattista Beccaria Egli affidò al padre Giovanni Battista Beccaria l’incarico di misurare la lunghezza di un arco di meridiano tra Mondovì e Andrate. Per valutare con la dovuta accuratezza le posizioni con riferimento rispetto alle stelle fisse, il Beccaria «fece costruire un grande telescopio, che riesce perfettissimo» (M. Piacenza 1904). Inoltre, finalmente

le roi Charles Emmanuel [...] fit arranger un petit observatoire qui appartient à l’Université, mais qui est bâti sur une maison particulière où logeoit le père Beccaria (Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, vol. 9, p. XXVIII, 1790).

Il piccolo Osservatorio era sistemato in via Po e Beccaria vi alloggiava gli strumenti astronomico-geodetici che gli permisero tra il 1760 e il 1774 le operazioni di misura del «Gradus Taurinensis, … che ne costituiscono uno dei maggiori meriti come astronomo» (da Osservatorio Astronomico di Torino in Pino Torinese, 1956).

Il testo del Gradus Taurinensis (1774)

La costituzione di un vero e proprio osservatorio astronomico è però dovuta all’illuminato mecenatismo di Vittorio Amedeo III che nella seduta del 28 giugno 1789 dell’Accademia Reale delle Scienze, da lui stesso ufficialmente riconosciuta nel 1783, decise la costruzione di una Specola sul Palazzo del Collegio dei Nobili, oggi Palazzo dell’Accademia delle Scienze. Uno dei fondatori dell’Accademia fu Joseph-Louis Lagrange, uno degli iniziatori della meccanica e in particolare dell'astronomia teorica, chiamata appunto meccanica celeste. L’inaugurazione ebbe luogo il 30 novembre 1790 e nell’anno successivo vennero in essa trasferiti gli strumenti di Beccaria, scomparso nel 1781, ancora custoditi presso il piccolo osservatorio dell’Università, oltre a mobili e volumi astronomici di varie provenienze. La gestione della Specola dell’Accademia fu affidata al Presidente o al Segretario della Classe di Scienze.

La Specola sui tetti del Palazzo dell'Accademia delle Scienze Dalla costituzione dell’Osservatorio presso l’Accademia delle Scienze inizia una situazione caratteristica della storia dell’Astronomia in Italia e anche nel resto del mondo. Mentre l’Università rappresenta il centro per l’insegnamento, le attività di ricerca vengono per lo più svolte presso un Osservatorio ad essa collegato, ma sostanzialmente autonomo. Inizialmente a Torino fu l’Accademia a gestire l’Osservatorio, successivamente esso si costituì in ente di ricerca autonomo, anche se vi furono occasionalmente divenne un vero e proprio istituto universitario.

Alla scomparsa di Beccaria, la custodia del piccolo osservatorio universitario fu affidata all’abate Antonio Maria Vassalli Eandi, che, in qualità di membro dell’Accademia, venne chiamato a coordinare le attività astronomiche. Tuttavia Vassalli Eandi, professore di fisica all’Università, era soprattutto un cultore della meteorologia, per cui gli fu affiancato l’abate Tommaso Valperga di Caluso, professore di astronomia e meccanica celeste. Nel 1801 il Valperga fu nominato direttore dell’Osservatorio per la parte astronomica, mentre a Vassalli Eandi rimase la direzione della parte meteorologica. I due co-direttori collaborarono attivamente, arricchendo la Specola sia di strumenti astronomici (pendolo a compensazione, ripetitore di Fortin, telescopio Short, cannocchiale parallattico, strumento dei passaggi) sia di strumenti meteorologici (anemometri, barometri, igrometri, udometri, misuratori dell’elettricità atmosferica).

Nel 1811 Valperga si dimise volontariamente dalla cattedra di Astronomia all’Università di Torino per lasciare il posto all’emergente Giovanni Plana. Plana, trentenne, proveniva dall’École Polytechnique di Parigi dove era stato allievo del torinese Joseph-Louis Lagrange e sotto la cui influenza continuò la tradizione torinese nella meccanica celeste. Nello stesso anno Plana fu nominato membro dell’Accademia e dopo due anni, nel 1813, prese il posto del Valperga anche come direttore della Specola dell’Accademia, mentre Vassalli Eandi mantenne la direzione della parte meteorologica fino al 1825.

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