Dossier

La geografia in Piemonte

La prima cattedra di Geografia e Statistica tra resistenze accademiche e innovazione

La prima cattedra di Geografia è fermamente voluta da uno storico quale Ercole Ricotti, Presidente dell'Accademia delle Scienze e della Deputazione di Storia Patria; chiamato nel 1847 a ricoprire la nuova cattedra di Storia Moderna nella istituenda Facoltà di Lettere e Filosofia, Ricotti si adopera subito per l'istituzione di una cattedra di geografia. Nel 1848 Ricotti chiede e ottiene di poter tenere un corso breve di geografia, destinato soprattutto agli studenti di metodo e a quanti vogliano intraprendere la carriera dell'insegnamento. Il corso è articolato in nove lezioni, nelle quali tratta anche di cosmografia e di geometria (retaggio della tradizione cartografica militare, nonché della formazione di Ricotti, che era stato allievo del Plana). Per sostenere l'opportunità di attivare il corso, lo storico si richiama alla necessità di collegare «l'insegnamento dei fatti alla conoscenza geografica dei luoghi», in modo che «storia e geografia restin di mutuo appoggio e lume».

Carlo Bon Compagni di Morbello La richiesta di istituzione della cattedra sarà accolta tuttavia solo circa otto anni dopo. Nelle more tra il primo corso breve del Ricotti nel 1848-49 e l'istituzione della cattedra nell'anno accademico 1856/57 (formalmente nel giugno 1857) avviene un duro scontro all'interno della Facoltà di Lettere tra l'ala conservatrice capeggiata dal latinista Tommaso Vallauri, ostile alla riforma e in particolare all'attivazione di nuove discipline, prima tra tutte la geografia, e l'ala innovatrice, nella quale militavano i titolari delle nuove cattedre imposte dalla riforma della Facoltà, come il Ricotti. Gli esponenti dell’ala innovatrice erano sostenuti all'esterno da personaggi quali Carlo Bon Compagni di Mombello, ministro dell'Istruzione per breve tempo nel primo governo costituzionale e vicino agli ambienti liberal-democratici torinesi, e Cesare Alfieri di Sostegno, capo del Magistrato della Riforma fino alla sua soppressione e poi a sua volta ministro dell'Istruzione.

Se le resistenze accademiche furono superate ciò si deve soprattutto al forte interesse che per la cultura scientifica nutriva l'ambiente politico governativo negli anni del secondo ministero Cavour. Si trattava dell'élite subalpina di matrice liberale e riformista che negli anni Cinquanta era impegnata nello sviluppo economico del paese. È significativo che proprio in quel contesto si istituzionalizzi la geografia nell'Ateneo torinese, con una cattedra di Geografia e Statistica chiamata a rispondere alle aspettative rinnovate dell'economia e della politica del tempo.

Il dibattito parlamentare sull'istituzione nel 1857 della cattedra di geografia è illuminante: si scontrarono due diverse concezioni della scienza geografica. La maggioranza governativa da una parte le assegnava un ruolo prevalente di scienza applicata, propedeutica alla storia e all'economia politica, indispensabile per accompagnare lo sviluppo della società civile nelle comunicazioni, nelle attività produttive e finanziarie, nel commercio. Un ruolo che tuttavia non disconosceva le basi teoriche della geografia, disciplina importante per la formazione universitaria degli insegnanti delle scuole elementari e secondarie. Si anticipava in questa prospettiva il ruolo che sarà assegnato poco dopo alla geografia dalla riforma Casati. La maggioranza di governo affermava invece una concezione di geografia che trovava il suo modello di riferimento in quella "statistica" che abbiamo visto procedere fin dal Settecento riformatore come strumento di governo.

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