La misurazione del grado di meridiano terrestre
Il ruolo di Giambattista Beccaria nell'ambito della costruzione della conoscenza geografica è limitato alla misurazione del
Appare costante invece un carattere applicativo e non speculativo della conoscenza geografica prodotta in ambiente subalpino, informata all'utilitas. È peraltro sull'asse Varenius-Newton che Beccaria si cimenta, quale ne sia la ragione pratica, con un problema geografico tra i più spinosi per quei tempi, insieme al calcolo delle longitudini. La questione è quella della misura del grado di meridiano terrestre, a cui attende per incarico di Carlo Emanuele III, consigliato in tal senso dal matematico Ruggero Boscovich. Egli aveva lavorato alla misura geodetica dello Stato Pontificio e giudicava interessante il caso piemontese al fine di considerare quale potesse essere l'effetto sulla misura «dell'attrazione delle montagne». Da tale misura si doveva poter dedurre la grandezza della terra, cioè la circonferenza equatoriale e, sulla base dei risultati alle diverse latitudini, il grado dello schiacciamento polare, che Newton e Huyghens avevano per via speculativa ipotizzato e che l'Accademia di Parigi aveva cercato di confermare per via sperimentale inviando due spedizioni in Lapponia e Perù; l'utilità pratica prima di tale misura tuttavia è che essa risulta indispensabile per poter costruire una rete geodetica, che deve appunto appoggiare la prima base su un meridiano di riferimento: è insomma la premessa di una radicale modernizzazione nella rappresentazione topografica del territorio su vasta scala. È ovvio quindi che le ricerche condotte in tal senso dal Beccaria, insieme con il suo assistente e allievo Domenico Canonica, tra 1760 e 1774 sembrano rinviare in tutta evidenza all'impresa della «Grande Operazione» della Carta Generale dello Stato avviata a far corso dal 1767 dall'Ufficio Topografico, sembrano cioè rappresentarne la condizione teorica.
La coincidenza cronologica è evidente ed anche interessante: basti ricordare che tra 1762 e 1764 il Liesganig aveva atteso alla misura del grado austriaco per ordine di Maria Teresa e che nella vicina Francia Cesare Francesco Cassini fin dal 1749 aveva intrapreso il rilevamento -continuato poi dal figlio Giacomo Domenico- su base geodetica in 182 fogli di tutto il territorio, nei primi fogli del quale è certo da riconoscersi «la carta dei triangoli di Francia» acquistata dal Castellino e registrata in un inventario dell'Ufficio Topografico.
Il
Un tentativo di estendere la triangolazione geodetica anche alla Sardegna viene compiuto nel 1792 da Salvatore Lirelli, che tuttavia non limita i suoi interessi cartografici solo alla topografia; membro corrispondente dell'Accademia delle Scienze dal 1784, cultore di geografia astronomica e di geografia storico-politica, gli viene conferito due anni dopo da Vittorio Amedeo III il titolo di «Geografo di Sua Maestà», con relativo trattenimento, cioè stipendio annuo. Da quel momento il Lirelli si firma «Géographe de S.M. et de l'Academie» e all'Accademia delle Scienze dedica una delle sue opere, il