Dossier

Scienze Botaniche a Torino tra Settecento e Novecento

La Botanica e l’Accademia delle Scienze di Torino nel Settecento

L’Accademia delle Scienze di Torino è stata ed è un importante centro di raccordo, di documentazione, di discussione e di divulgazione delle scienze botaniche fin dalla sua fondazione. Tra i suoi soci si trovano ricercatori che dal 1783 hanno segnato tappe fondamentali delle scienze botaniche. Questo è avvenuto non solo per la parte della botanica ritenuta una «scientia amabilis» (come la floristica e la determinazione di campagna), ma per tutti gli aspetti della biologia vegetale e delle sue applicazioni.

Dipartimento biologia vegetale L’insegnamento della botanica data a Torino dal XVI secolo grazie a Pietrino Rapaluto che come lettore dei semplici (cioè colui che insegna a riconoscere le piante medicinali e le loro virtù) è membro della Commissione che laurea Medici e Speziali. Malgrado questo l’Orto Botanico dell’Università di Torino sarà fondato solo nel 1729 e la prima cattedra di Botanica sarà conferita a Bartolomeo Caccia alla metà del secolo XVIII. L’orto fu impiantato sulla stessa area, già orto olitorio del Re Vittorio Amedeo II, su cui insiste oggi, accanto al Palazzo di Madama Reale al Valentino sede della Facoltà di Architettura sul lato sud dell’attuale Dipartimento di Biologia vegetale.

Gli studi botanici a Torino si possono far risalire proprio alla fondazione dell'Orto Botanico, anche se fin dal Cinquecento le piante medicinali erano oggetto di studio.

Campanula Le piante coltivate nell’Orto sono riprodotte nell’Iconographia Taurinensis con acquarelli di assoluta validità scientifica che rappresentano un progresso indiscutibile rispetto ai vecchi erbari figurati.

Alla metà del XVIII secolo in tutta Europa e negli Stati Sabaudi la Botanica:

•è una scienza autonoma con regole per la determinazione (riconoscimento), la classificazione (inserimento in una mappa di simiglianze tra specie) e la denominazione dei vegetali grazie a Carlo Linneo.

•è indispensabile per la terapia medica e veterinaria.

•è indispensabile per la sperimentazione agricola e il miglioramento delle produzioni primarie.

Il botanico è un medico, uno scienziato e un tecnologo capace di scoprire e valutare le risorse agricole, forestali e agroindustriali di un territorio.

La fondazione dell’Accademia delle Scienze avviene in un momento in cui la botanica controlla la terapia medica e l’agricoltura. Un botanico può a pieno titolo collaborare a consolidare il potere assoluto nel Regno di Sardegna di Vittorio Amedeo III e il progresso tecnico ed economico dello stato sabuado. Così i botanici dell’Accademia delle Scienze entrano a far parte della comunità scientifica di intellettuali funzionari dello Stato voluta da Vittorio Amedeo III e influenzano profondamente sia lo sviluppo agricolo sia l’avanzamento delle scienze mediche. I botanici sono una parte significativa del corpo accademico, prima della Società privata e poi della Regia Accademia delle Scienze.

Il personaggio piemontese più eminente nelle scienze botaniche del XVIII secolo è Carlo Allioni, allievo di Bartolomeo Giuseppe Caccia (primo titolare della cattedra di Botanica), e collaboratore di Vitaliano Donati (secondo titolare della cattedra di Botanica a Torino). Nel 1757 Allioni è tra gli studiosi e gli scienziati che danno sostegno alla nascente Società privata torinese fondata dal conte Angelo Saluzzo di Monesiglio, il matematico Luigi Lagrange e il medico Gianfrancesco Cigna. Quando nel 1762 Vitaliano Donati (1717-1762), ricordato più come archeologo che come botanico, muore in un naufragio durante una missione in Egitto e in India, Allioni gli succede alla cattedra di Botanica dell’Università di Torino che gli sarà conferita come Professore Straordinario nel 1763.Già prima però, pur esercitando con successo la professione di medico fisico, aveva raggiunto una fama internazionale come botanico sistematico, grazie all’opera Rariorum Pedemontium stirpium: Specimen primum, in cui rivede trenta specie rare o malnote, corredandole di accurate illustrazioni che, in accordo con Linneo, danno particolare importanza alle strutture dei fiori. Un’attenzione che fa di lui un innovatore in campo sistematico. Allioni è in corrispondenza con un centinaio di scienziati, tutti importanti nella storia della botanica, dell’entomologia e della paleontologia. Basterà citare lo svedese Carlo Linneo (Karl von Linné), il fondatore della sistematica moderna, e il lombardo Lazzaro Spallanzani, uno dei fondatori della biologia sperimentale. Allioni prima di tutto è botanico, la sua opera più importante è la Flora Pedemontana: un’opera tardiva (uscirà nel 1785) che raccoglie i frutti di un lavoro ventennale. Essa è sintomo di un’epoca che dava peso a opere ampie e meditate con calma. Oltre alla catalogazione della flora piemontese da un punto di vista sistematico e non per gli usi pratici, svolta in due volumi più un terzo volume di iconografia, la Flora Pedemontana raccoglie le informazioni sull’uso in medicina popolare e nella medicina ufficiale delle varie specie, dà informazioni sull’ambiente in cui vivono. Il tutto contiene la descrizione di 2.831 specie di piante del Piemonte e 92 tavole che illustrano le più interessanti.

Frontespizio Flora Pedemontana

Allioni è anche medico, esercita con successo la professione ed è autore di opere segnalate sulla pellagra e sulle febbri miliari. Dalle sue opere risulta anche la sua capacità di valutare l’efficacia dei cosiddetti semplici (piante medicinali). È anche un esperto di farmacologia. Anzi in questo campo lo si può considerare un precursore della farmacologia moderna perché tenta di collegare le proprietà terapeutiche con proprietà fisico-chimiche (acidità, contenuto in sali) e organolettiche (odore, sapore). L’importanza ascritta alle piante medicinali si riflette anche sulla sua attività di Direttore dell’Orto Botanico, ove le piante di interesse pratico vengono acclimatate e coltivate. Al tempo di Bartolomeo Caccia (tra il 1729 e il 1749) nell’Orto Botanico erano coltivate 317 specie, sotto la direzione di Allioni salgono a ben 4.500. Iconographia Taurinensis Attento alla documentazione mediante illustrazioni pittoriche delle piante ivi coltivate, sotto la sua direzione inizia nel 1752 un’opera unica per bellezza d’immagini e accuratezza scientifica. Si tratta dell’Iconographia Taurinensis, una raccolta in 64 volumi di acquarelli di vari pittori botanici (come Francesco Peyrolery) che illustrarono le specie coltivate nell’Orto Botanico.

Appassionato collezionista, si costruisce un museo personale con centinaia di campioni di fossili, minerali, conchiglie e un Erbario di 11.000 esemplari. L’erbario pervenuto all’Accademia di Agricoltura di Torino come dono del Bonafous fu dall’Accademia donato all’Istituto Botanico dell’Università di Torino nel 1981 e inserito nell’Herbarium Universitatis Taurinensis. L’erbario Allioni è una delle più importanti collezioni storiche del Dipartimento di Biologia vegetale.

Carlo Allioni raggiunge l’eccellenza da un punto di vista scientifico, ma non è un innovatore. Il suo approccio alla botanica è quello tradizionale della materia medica anche se le sue capacità critiche ne fanno un sistematico, noto e apprezzato in tutta Europa, capace di valutare criticamente i problemi della determinazione delle piante e di proporre soluzioni innovative. Egli rappresenta al meglio la figura del curiosus rerum naturae del secolo XVIII che fornisce le sue competenze al progresso tecnico e scientifico sotto l’egida di un governo assoluto, ma illuminato.

Artemisia pedemontana La sua attività non subì danni dalla conquista francese del Piemonte nel 1798 e dalla fuga in Sardegna di Carlo Emanuele IV, sconfitto dalle armate francesi nel 1800. Nel 1799, in pieno governo provvisorio, di cui fa parte dal 1798 il suo successore e allievo prediletto Giovan Battista Balbis, egli mantiene la sua carica di Professore Ordinario di Botanica e Direttore dell’Orto Botanico e viene chiamato a far parte di una Commissione di Scienze ed Arti. Allioni brilla anche per la capacità di scegliersi durante tutta la carriera accademica allievi e collaboratori. Basterà ricordare i botanici Ludovico Bellardi, Pietro Maria Dana e Michele Buniva, medico veterinario, botanico e introduttore della vaccinazione antivaiolosa in Piemonte.

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