Dossier

La psichiatria in Piemonte

L'assistenza preasilare a Torino in metà '700

La storia dell'assistenza ai malati di mente nel Piemonte Sabaudo non si scosta da quella degli altri Stati italiani. Ragioni storiche, economiche e sociali li accomunano. La popolazione è caratterizzata prevalentemente dal bracciantato agricolo e dalla piccola proprietà contadina. Si assiste a un progressivo immiserimento, con conseguente precarietà delle condizioni di vita, che conduce al diffondersi di vagabondaggio e mendicità. Nelle autorità di governo si accentuano i timori nei confronti delle classes dangereuses (intese alla Fréger). Si fa più precisa, da parte del sovrano, la percezione della necessità di interventi, per assicurare nuovi processi sia di sviluppo economico sia di controllo dell'assistenza pubblica. I provvedimenti nei confronti dei folli erano ancora esclusivamente informati alla loro contenzione, isolamento e neutralizzazione. Ogni idea di terapia era di là da venire.

La prima sede dell'Ospedale dei Poverelli Sotto il Regno (1675–1730) di Vittorio Amedeo II i provvedimenti nei loro riguardi sono rappresentati essenzialmente dalla delega dell'assistenza a un ente secolare. In precedenza i "mentecatti" erano ricoverati presso il Convento dei Frati di S. Giovanni di Dio o, in poco più di una decina, in una struttura privata (Casa di Battiato), ma il numero di coloro che necessitavano di intervento era ben maggiore. La Confraternita del SS. Sudario e Beata Vergine viene individuata fra i "luoghi pii", cui far ricorso. A questa viene donato un terreno nell'isola di Sant'Isidoro, adiacente a via del Deposito e delle Ghiacciaie (corrispondenti alle attuali via Piave, Giulio e S. Dalmazzo) per l'erezione di un edificio idoneo ad accogliere gli alienati. In questo modo questi non avrebbero più occupato i posti dei "veri malati" nell'Ospedale San Giovanni Battista.

Con le patenti reali del 1728 la Confraternita annovera, fra i privilegi, di occuparsi di tali pazienti in esclusiva, di gestire l'operazione in libertà, di esercitare il controllo sul fatto che i soggetti mantenuti in famiglia siano custoditi con necessaria carità e cautela (e, in caso contrario, di provvedere al ricovero, imponendo ai parenti di contribuire alle spese di mantenimento), di essere esentata da varie gabelle e di aver licenza di raccogliere elemosine negli Stati Sabaudi.

La nuova struttura entra in funzione nel 1729, si dà un proprio regolamento e conosce una amministrazione indipendente da quella dell'Ospedale. Così ben risulta dalla storia della Confraternita, scritta nel 1793, e dalla indagine storica sia di Artuffo (1889) sia di Tirelli (1928).

Sotto il Regno di Carlo Emanuele III (1730–1773) tale autonomia viene però messa progressivamente in discussione con una serie di "regi biglietti" (1759, 1760, 1768, 1785) che, tra il resto, intendono: rafforzare il controllo nei confronti degli elementi di disturbo sociale, tener conto sia dell'aumento dei "pazzerelli", sia di una loro classificazione empirica tra fatui, furiosi, simulatori, alienati militari e pazzi criminali, sia di una miglior disciplina delle dimissioni, sia di un divieto di ricovero dei mentecatti provenienti dalle varie province.

Con l'occupazione militare francese si ha però una modificazione sostanziale dell'assistenza secondo il modello legislativo e i recenti sviluppi della psichiatria di oltralpe. Si va rafforzando la posizione del medico che vede l'ospedale come luogo di cura e non soltanto di detenzione. Si avverte perciò la necessità che la struttura di ricovero sia idonea «non solo a liberare dai disturbi e dalle perturbazioni dei furiosi la società e le private famiglie», ma anche a «giovare e risanare gli infelici dalla mania e restituirli all'uso delle loro facoltà intellettuali». E' il momento dell’auspicato trapasso della direzione dell'ospedale dalla competenza amministrativa a quella sanitaria. Ci si orienta verso una distinzione dei ruoli rispettivamente di cura e di controllo, specie nella ammissione e dimissione dei pazienti. La competizione già avviata da Pinel (1809) e da Esquirol (1838) diviene presto un braccio di ferro circa la necessità di una specificità culturale-decisionale e di una centralità tecnico-scientifica della psichiatria asilare contro un esercizio autoritario e repressivo di un potere burocratico amministrativo.

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