Dossier

L'Orientalistica torinese

L'arabistica

Nel 1861 l’insigne arabista Michele Amari (Palermo 1806 – Firenze 1889), primo Ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia, nominò professore straordinario di Arabo volgare all’Università di Torino Luigi Calligaris (Barbania, prov. Torino – ivi 1870). Trasferitosi a Costantinopoli nel 1929 per apprendere le lingue orientali, nel 1832 Calligaris ottenne il grado di tenente colonnello nell’esercito turco. Passato al servizio del Dey di Tunisi, rimase in Tunisia con il grado di colonnello fino al suo rimpatrio nel 1861. È l’autore di una storia di Napoleone in lingua araba (Parigi 1856) e di un ponderoso vocabolario in due volumi e in dieci lingue, compresi l’arabo e il turco, con annessa grammatica teorico-pratica dell’arabo (Torino 1864). Calligaris era convinto dell’opportunità di «creare in tutte le scuole tecniche una cattedra di elementi di lingue orientali».

Discepolo a Torino di Calligaris e a Firenze di Amari fu Celestino Schiapparelli (Savigliano 1841 – Roma 1919), che nel 1875 fu chiamato a Roma a ricoprire la cattedra di arabo di quella università. A Torino invece, a partire dal 1872, l’arabo fu insegnato da Ridolfo Vittorio Lanzone (Egitto 1834 – Torino 1907), arabista ed egittologo. Egli imparò la lingua in Egitto, dove suo padre per quaranta anni esercitò la professione del medico al Cairo. A lui si devono 41 manoscritti arabi della Biblioteca Nazionale di Torino.

Di arabo si occupò, sia pure marginalmente, anche il versatile Italo Pizzi. Nel 1914 a Firenze egli pubblicò infatti un Manuale della lingua araba. Tra l’altro, dal 1893 al 1910, egli ricoprì l’incarico di Lingue Semitiche Comparate.

Allievo di Pizzi fu Carlo Alfonso Nallino (Torino 1872 – Roma 1938), destinato a diventare il massimo arabista italiano di tutti i tempi. Egli s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino nel 1889. Suo è il primo catalogo dei manoscritti arabi della Biblioteca Nazionale di Torino. Pur non trascurando altre discipline orientalistiche, Nallino diede il meglio di sé nello studio della cultura e della civiltà araba. Non vi fu aspetto di questa civiltà che egli non sapesse dominare: scienze, diritto, letteratura, storia. Fu riconosciuto un maestro anche da letterati arabi: fu invitato dell’Università del Cairo “Fuad I” a tenere in arabo un corso di astronomia araba nel 1909 e di letteratura araba nel 1910 e nel 1911. Egli insegnò a Napoli, a Palermo (Arabo) e a Roma (Storia e Istituzioni Musulmane).

Nel 1966 l’arabista romano Paolo Minganti fu uno dei primi studiosi a far parte dell’Istituto di Indologia, struttura di ricerca orientalistica che Oscar Botto aveva fondato nel 1963. Gli fu conferito l’insegnamento di Lingua e Letteratura Araba, che a Torino era vacante da più di mezzo secolo, dai tempi di Ridolfo Vittorio Lanzone. Egli lo tenne fino al 1973. Minganti si è occupato sia di poesia araba classica che di storia moderna del mondo arabo. I libri di arabistica che gli appartenevano fanno ora parte della Biblioteca del Dipartimento di Orientalistica accanto al Fondo “Paul Kahle” che l’Università di Torino ha acquistato dagli eredi del grande orientalista tedesco nel 1967.

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