Dossier

La biologia animale

Il contributo di Serragli, Menagerie e Giardini zoologici

L'elefante Fritz Un capitolo a parte della biologia animale è costituito dal contributo fornito prima dai Serragli e dalle Menagerie del Piemonte, e poi dai Giardini zoologici torinesi. Serragli, Menagerie e Giardini zoologici sono i tre vocaboli con cui dall’antichità a oggi si usano indicare i luoghi in cui sono nutriti ed allevati animali destinati principalmente alla caccia o all’esposizione.

Nei primi dell’Ottocento in Piemonte, con la restaurazione, nacquero e si svilupparono le Menagerie di Stupinigi e Racconigi e, più tardi, dopo la metà del secolo, il Giardino di acclimatazione della Regia Mandria e il Giardino zoologico reale di Torino. Tra la Menageria di Stupinigi e gli zoologi universitari torinesi (Bonelli, Gené e De Filippi) ci furono stretti rapporti. Tanto che si può affermare che se dal punto di vista della scienza veterinaria la Menageria di Stupinigi non rappresentò un campo di ricerca particolarmente fiorente, la biologia animale ne trasse invece indubbi vantaggi. Non solo la zoologia, ma anche l’anatomia comparata, ricavarono importanti informazioni dallo studio di animali presenti a Stupinigi. Basti ricordare il caso dell’elefante “Fritz”, donato a Carlo Felice dal viceré d’Egitto, che visse 25 anni circa presso la palazzina di caccia di quel castello.

Quando morì sul suo cadavere furono compiuti studi scientifici: De Filippi e il Marchese Corti si occuperanno di indagini istologiche e quest’ultimo compì sulla retina di quell’animale osservazioni di altissimo livello. Il Marchese Corti a quell’epoca era già noto per aver scoperto la fine e complessa architettura dell’organo umano dell’udito.

In questo periodo vanno anche ricordate l’opera pratica e le lezioni teoriche di alcuni tassidermisti, fra i quali Francesco Comba. A lui si devono alcuni degli esemplari più belli ancora oggi conservati nel Museo storico di Zoologia. Fra essi si annovera proprio l’elefante Friz di cui si è detto. D’altra parte già il Bonelli aveva elaborato un progetto di Giardino Zoologico “moderno” con chiara funzione scientifica. Il progetto purtroppo non è giunto fino a noi.

Anche il Giardino zoologico Reale di Torino fu costantemente in rapporto con il personale scientifico universitario. Oltre al De Filippi, sarà Michele Lessona, succedutogli nella Direzione del Museo di Zoologia, a mantenere questi rapporti. Dopo di lui anche Lorenzo Camerano, assistente al museo fin dal 1878, si avvarrà di materiale fornito dal Giardino zoologico per i suoi studi scientifici. Fra gli altri si possono ricordare quelli di anatomia comparata condotti su un elefante africano e pubblicati nel 1881 sulla importante rivista tedesca «Zoologischer Anzeiger» di Lipsia. Dal primo gennaio di quell’anno iniziò il definitivo smantellamento del Giardino zoologico Reale di Torino.

Nei decenni successivi fiorirono o si consolidarono a Torino molte iniziative in materia di Giardini zoologici non di proprietà reale, ma il loro contributo scientifico fu modesto. Si deve attendere il 1955 per assistere all’inaugurazione di una nuova e moderna struttura, il Giardino zoologico di Parco Michelotti che riannoderà i legami con le istituzioni scientifiche, offrendo una valida collaborazione in molti campi, tra i quali quello della primatologia. Forse per la miopia emozionale di alcuni che non avevano mai capito il significato di questo tipo di istituzioni, il Giardino fu di fatto chiuso a metà degli anni Ottanta e un articolato progetto di una sua trasformazione in senso moderno promosso dal Comune di Torino nel 1987 fu rapidamente affossato.

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