Dossier

La mineralogia in Piemonte e il contributo dell'Accademia delle Scienze

Il Novecento

Il 1912, anno della morte di Giorgio Spezia, rappresenta per lo sviluppo della Mineralogia una svolta cruciale: infatti in quell'anno Laue ed Ewald da una parte e i Bragg dall'altra con le loro fondamentali ricerche sulle interazioni dei raggi X con i cristalli creano i presupposti per la risoluzione delle strutture cristalline. Ematite Dopo pochi lustri vengono definite quelle dei principali minerali e negli anni trenta la cristallochimica mineralogica ha già delle basi molto precise. Purtroppo in Italia, per una concomitanza di fattori la cui analisi richiederebbe maggiore spazio, gli Istituti universitari furono esclusi per molto tempo da questo fondamentale sviluppo negli studi mineralogici.

In realtà Torino nel periodo 1913-1922 si trovava in una posizione molto favorevole poiché alla cattedra di Mineralogia dell'Università allo Spezia era succeduto Ferruccio Zambonini, la cui statura scientifica era decisamente superiore a quella dei mineralogisti contemporanei. Nel periodo della sua permanenza a Torino, Zambonini pubblica diversi lavori sull'isomorfismo, portando in questo campo della chimica-fisica mineralogica contributi di fondamentale importanza; inoltre, nonostante l'influenza negativa della guerra mondiale sull'attività scientifica, egli riesce ad organizzare una scuola di ottimi ricercatori. Però nel 1923 Zambonini viene chiamato, in seguito a concorso, dalla Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli a ricoprire la cattedra di Chimica Generale.

In quello stesso anno gli successe Emilio Repossi che ebbe un'attività scientifica multiforme grazie alla versatilità dell'ingegno e alla vastità della cultura, spaziando dalla cristallografia alla mineralogia, alla petrografia fino alla geologia.

La sua preparazione naturalistica lo portò a dedicarsi essenzialmente a ricerche nel campo della petrografia, intesa non come fine a sé stessa, ma quale ausilio valido e sicuro per la soluzione di problemi geologici di interesse generale.

Purtroppo la produzione scientifica del Repossi nel periodo in cui fu titolare della cattedra di Mineralogia a Torino, dal 1923 al 1931 anno della sua morte, non fu molto ampia, anche in relazione alla carenza di collaboratori e di mezzi; la stessa osservazione è valida per il suo successore, Luigi Colomba, che tenne la cattedra di Mineralogia dal 1931 al 1936, anno del suo collocamento a riposo.

La sua attività scientifica si indirizzò principalmente allo studio chimico e cristallografico di diversi minerali di località piemontesi, studio non limitato alla descrizione e determinazione delle varie proprietà, ma sempre accompagnato da osservazioni sulle paragenesi dei minerali al fine di scoprirne i meccanismi di formazione e di alterazione. Tra i lavori del Colomba spiccano quelli sui giacimenti metalliferi di Brosso e di Traversella, studiati sia dal punto di vista mineralogico sia da quello geologico-petrografico, con la descrizione dei fenomeni di metamorfismo osservati nel massiccio dioritico di Valchiusella e collegati alla genesi di questi giacimenti.

Nel 1936 al Colomba succedette alla cattedra di Mineralogia Massimo Fenoglio, al quale spetta il merito di aver iniziato il superamento della crisi cui si era accennato precedentemente: egli infatti, grazie anche all'attività di due validissimi collaboratori, Edoardo Sanero e Mario Fornaseri, con le sue ricerche cristallografico-roentgenografiche e chimiche riuscì a ridurre la differenza di livello esistente nei confronti dei più qualificati centri di ricerca esteri. Questo processo ebbe una interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale, ma in seguito riprese: a conferma stanno i risultati delle ricerche che si sono sviluppate negli ultimi decenni presso l'Istituto di Mineralogia dell'Università di Torino non solo nel campo della risoluzione della struttura di minerali, ma anche in quelli della nucleazione e della crescita dei cristalli, delle sintesi di feldspati per lo studio cristallochimico di questo gruppo e delle transizioni di fase in funzione delle condizioni termodinamiche.

E queste ricerche rappresentano un ideale collegamento con i lavori di mineralogia sperimentale di Giorgio Spezia, cui l'Istituto di Mineralogia dell'Università di Torino è dedicato.

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