Dossier

Torino e il Piemonte nella storia dell’informatica

I primi calcolatori elettronici italiani

Nei primi anni '50 l'industria informatica mondiale muove i suoi primi passi. Nel 1951 nasce Univac, il primo calcolatore elettronico prodotto su scala industriale, e, a brevissima distanza di tempo, seguono IBM, Remington e poche altre grandi imprese mondiali. Anche in Italia arrivano le due prime macchine, destinate al Politecnico di Milano e all'Istituto Nazionale per le applicazione del Calcolo di Pisa.

Nel 1954 si costituisce a Pisa un gruppo di ricerca congiunto composto da ricercatori dell'accademia - Università, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - e dell'Olivetti, con l'obiettivo di realizzare i primi calcolatori elettronici italiani. E' stato Enrico Fermi a consigliare quella avventura per impiegare il contributo di 150 milioni di lire che generosamente i Comuni di Pisa, Lucca e Livorno hanno versato per la costruzione di un sincrotrone, che si è poi deciso di realizzare a Frascati.

L'accordo stipulato dall'Olivetti con l'Università di Pisa prevedeva dapprima la costituzione di un gruppo misto di ricercatori e progettisti accademici e industriali e, successivamente, la costruzione di un calcolatore scientifico presso l'Università (la Calcolatrice Elettronica Pisana o C.E.P.) e di un calcolatore commerciale presso i laboratori industriali dell'Olivetti. Dal punto di vista scientifico-tecnico il progetto ottiene importanti risultati. La Calcolatrice Elettronica Pisana si caratterizza per la genialità di numerose soluzioni tecniche e per la solidità del progetto. Opererà ininterrottamente per molti anni, consentendo sia l'esecuzione di calcoli complessi importanti per le ricerche nei settori della fisica, della chimica, della biologia, sia lo sviluppo di nuove tecniche e nuove tecnologie per l'informatica.

Dopo la fase di studio congiunto, il laboratorio dell'Olivetti, che è guidato dall'ing. Mario Tchou figlio dell'ambasciatore cinese a Roma, che Adriano Olivetti ha reclutato dalla Columbia University, viene trasferito a Borgo Lombardo, alle porte di Milano dove si completano i prototipi dei primi calcolatori industriali dell'Olivetti, l'ELEA 9001, e successivamente l'ELEA 9003.

L'ELEA 9003 è il primo calcolatore del mondo interamente transistorizzato; infatti, tutte le valvole termoioniche, caratteristiche dei calcolatori elettronici della prima generazione, sono state sostituite con transistori, realizzando grandi economie di costi, ingombri e assorbimenti di energia.

Può operare in multiprogrammazione, per cui i calcoli di più utenti possono essere svolti in parallelo, riducendo i tempi di attesa dei risultati. Inoltre, nel momento in cui un'unità periferica lenta, come un lettore di nastro magnetico, chiede il trasferimento di un blocco di dati, scatta un interrupt, o interruzione, che consente all'unità centrale di elaborazione di passare ad altre attività senza rimanere inoperosa.

Elea 9003 L'ELEA 9003 ha un'unità centrale di calcolo in grado di elaborare 100.000 istruzioni al secondo, con una memoria centrale a nuclei di ferrite, espandibile da 20 a 160 mila caratteri. La caratteristica particolare è la capacità di gestire fino a 20 unità periferiche a nastro magnetico.

Sfortunatamente, nel 1960 muore Adriano Olivetti, l'apostolo della conversione da azienda meccanica ad azienda elettronica, e l'anno successivo Mario Tchou perde la vita sulla terza corsia dell'autostrada Milano-Torino. Le spese sostenute per entrare nel nuovo comparto produttivo e l'investimento finanziario affrontato per acquistare l'azienda americana Underwood che avrebbe dovuto facilitare l'ingresso nel mercato americano portano l'indebitamento a 200 miliardi di lire e inducono il Comitato di Risanamento e il Consiglio di Amministrazione alla chiusura delle attività elettroniche e al rientro del settore della meccanica. Così, nel 1964 l'intero settore elettronico dell'Olivetti viene ceduto alla General Electric.

Suggerimenti