Dossier

La filosofia a Torino

All'indomani del '48

Decreto Quando nel 1848 la Facoltà delle Arti venne divisa nella Facoltà di Lettere e Filosofia e nella Facoltà di Scienze insegnava Elementi di logica e metafisica Pietro Corte, un ecclesiastico francescano, che avrebbe mantenuto l’insegnamento fino al 1853.

Soltanto quando a Corte succedette Giovanni Battista Peyretti, quell’insegnamento prenderà il nome di Filosofia teoretica. L’altro insegnamento filosofico fondamentale, Filosofia morale, era già presente nel vecchio ordinamento e passava nel nuovo; al momento della scomparsa della Facoltà delle Arti esso era tenuto da Domenico Berti, allievo del rosminiano Giovanni Antonio Rayneri e di Ferrante Aporti. Berti aveva vissuto la crisi della restaurazione anteriore al 1848 ed era passato attraverso l’esperienza neoguelfa, per avvicinarsi poi a Cavour, di cui pubblicava scritti inediti, e intraprendere una carriera politica e amministrativa. I suoi lavori filosofici riguardavano Copernico, Galileo, Giordano Bruno, Campanella e Gioberti, figure centrali nell’interpretazione risorgimentale della storia dell’Italia moderna. Era una storia dominata da quelli che erano considerati gli eroi della libertà di pensiero, protagonisti della lotta contro il controllo ecclesiastico della vita intellettuale e politica.

Un itinerario intellettuale non molto diverso da quello di Berti aveva percorso Giovanni Maria Bertini, al quale era stato assegnato fin dal 1847 l’insegnamento della Storia della filosofia, reso stabile apposta per lui. Bertini si dedicava all’esposizione della filosofia greca prima di Socrate e allo studio del pensiero platonico, ma teneva sempre presente la questione religiosa e in particolare il problema dei rapporti tra il Vaticano e lo stato. Anche lui, come Berti, vicino a Rayneri e anche lui interessato all’incontro del cattolicesimo con la politica risorgimentale, sarebbe passato dal neoguelfismo al liberalismo e si sarebbe staccato dall’ortodossia cattolica. E, come Berti, avrebbe avuto una carriera anche fuori dell’università, fino a diventare deputato negli anni cinquanta.

Quando nel 1861 Berti lasciò l’insegnamento gli succedette Carlo Passaglia, un toscano, che, entrato nella Compagnia di Gesù nel 1827 e diventato professore di Teologia dogmatica nel Collegio romano nel 1845, nel 1858 aveva lasciato la Compagnia e nel 1861, travestito da buttero, era fuggito da Roma per venire a Torino, dove si era avvicinato a Cavour, diventando un sostenitore della sua politica ecclesiastica. Rosmini Con questi personaggi la filosofia che si insegnava a Torino non era più la scolastica dei monaci: arrivavano gli echi di una filosofia cattolica che con Rosmini e Gioberti teneva conto della filosofia europea moderna ed entrava nel vivo dei programmi politici che animavano la cultura italiana oltre i confini del Piemonte. Inoltre la filosofia si collegava a programmi sociali ed educativi, via via che lo Stato, attraverso il processo di secolarizzazione avviato da Cavour, assumeva compiti un tempo riservati alla Chiesa.

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